Psicologia Giuridica
La psicologia giuridica è una disciplina applicativa che unisce il diritto, in senso ampio, alle competenze della psicologia clinica, della psicologia dell’età evolutiva e della famiglia, della psicologia dei gruppi e delle organizzazioni, nonché della psicologia cognitiva (De Leo,1995).
Il Professor De Leo, psicologo e professore ordinario di Psicologia giuridica, ha evidenziato le caratteristiche che fondano l’identità di questa disciplina applicata che:
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riconosce nella psicologia il proprio referente scientifico, da cui attingere paradigmi, metodi di ricerca, strumenti operativi specializzandoli rispetto al proprio campo di applicazione;
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riconosce nel diritto e nella giustizia i referenti di contesto cui ricondurre validità, efficacia e utilità del proprio sapere mantenendo, tuttavia, una capacità autonoma di produrre domande, formulare ipotesi, disegni di ricerca, progetti di intervento;
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attribuisce a sé stessa un’identità interdisciplinare, su cui fondare la capacità di connettere psicologia e diritto entro un’area che, proprio all’interno di questo rapporto, produce riflessioni, domande, prospettive di sviluppo che riguardano il rapporto persona – norma – società, sia in senso generale che nello specifico delle questioni di giustizia.
Quindi la psicologia giuridica è quella disciplina che abbraccia sotto lo stesso pensiero il diritto, come scienza prescrittiva nella sua parte normativa, e la psicologia, come scienza descrittiva nella sua parte scientifica.
La figura dello psicologo giuridico è uno psicologo specializzato, che utilizza gli strumenti di diagnosi e d’intervento della psicologia tenendo conto del contesto giuridico.
IL CONSULENTE TECNICO: CTU e CTP
Lo Psicologo giuridico può collaborare:
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con il giudice, ed in questo caso viene chiamato Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) sia in procedimenti civili, quali per esempio separazione e/o affidamento e i figli, sia in procedimenti penali, quali per esempio maltrattamento e abuso su minori,; egli ha il compito di acquisire informazioni sulle condizioni psicologiche e sulle risorse personali, familiari, sociali e ambientali del soggetto o dei soggetti, al fine di fornire al Giudice elementi ulteriori su cui basare la propria decisione;
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con una delle parti, ed in questo caso viene chiamato Consulente Tecnico di Parte (CTP) e viene nominato dalla parte stessa o dal suo avvocato; il ruolo del CTP è quello di assistere il cliente valutando la correttezza metodologica dell’operato del CTU, producendo ulteriore documentazione clinica ed elaborando osservazioni critiche da porgere all’attenzione del Giudice.
Lo psicologico giuridico è quindi chiamato frequentemente a occuparsi di casi riguardanti separazioni, divorzi conflittuali, affidamenti dei figli e in generale casi relativi al diritto di famiglia.
Per tutte queste situazioni il Giudice ha bisogno di avere informazioni sulle dinamiche psicologiche di ogni familiare che vive con i minori (genitori, nonni, etc.) sul loro rapporto e sulla loro situazione psicofisica. Per ottenere le informazioni, il Giudice pone dei quesiti allo psicologico giuridico, CTU, che dopo aver prestato giuramento utilizzerà gli strumenti della sua professione, colloqui e strumenti psicodiagnostici, per rispondere a quei quesiti e stilerà una relazione scritta che il Giudice utilizzerà per valutare la sua decisione.
Io ho frequentato presso l’Istituto Galton (Ente di formazione accreditato dal Miur ai sensi della Direttiva 170/2016) in Roma un Master in Psicologia Giuridica e superato il relativo esame finale come da direttive dell’Ordine degli Psicologi del Lazio, delibera n. 251 del 13/06/2011. Sono iscritta ed lavoro nel corso della mia attività professionale presso il Tribunale di Cassino (FR), in più lavoro come CTP presso il Tribunale dei Minori di Roma.
Posso affermare che come psicologo giuridico, nel ruolo di CTU o di CTP, in ambito penale o civile, ho sempre lavorato affinché venisse garantito il benessere fisico e/o psicologico dei soggetti su cui era richiesta la consulenza.